Testo di Massimo Livadiotti
Progettazione e realizzazione del Larario di Iside presso la Torre Tufara a Roma (centro storico).
Roma 2016.
Presso l’antica Torre Tufara di
via dei Chiavari, all’interno di una casa privata nel cortile denominato per
tradizione “La Stufetta”, si trovava una nicchia sita in uno dei muri
portanti risalenti ipoteticamente al XVII secolo:
Verso la fine del 2016 la proprietaria dell’abitazione decise di trasformare lo spazio suddetto in una sorta di sacello da dedicare alla Dea Iside e ha commissionato quindi al sottoscritto la sua realizzazione.
Verso la fine del 2016 la proprietaria dell’abitazione decise di trasformare lo spazio suddetto in una sorta di sacello da dedicare alla Dea Iside e ha commissionato quindi al sottoscritto la sua realizzazione.
L’idea condivisa diviene subito
quella di ricreare una sorta di tempietto o larario domestico sul modello di
quelli più famosi di Pompei, ma avendo come riferimento anche le decorazioni e le
pitture del periodo tardo rinascimentale e manieriste di stile neoplatonico, quindi
opere aperte a forme di sincretismo simbolico.
Si procede quindi con la scelta di
stucchi e colonnine in gesso per rimodellare l’architettura della nicchia da
trasformare.
PREPARAZIONE
PREPARAZIONE
La prima fase dei lavori sulla
parte muraria consiste nella collocazione degli stucchi e dei supporti in
gesso. La parte superiore viene rivestita da una conchiglia (in stucco)
rovesciata per creare una sorta di volta a mezza cupola:
Successivamente le superfici murarie
vengono ripulite dagli strati precedenti di intonaco e pittura per essere poi
preparate a calce e grassello creando anche una cornice esterna alla nicchia
larga circa 25 cm. La parete larga di fondo della nicchia vede poi la
collocazione, al centro in basso, di una piccola mensola in stucco a forma
circolare su cui poi verrà collocata l’immagine della Dea. Al centro esatto
della parte più alta dell’arco esterno della cornice viene collocato uno stucco
con motivi floreali. Una volta asciugata la preparazione a calce delle
superfici (una settimana circa), viene steso (a pennello) uno strato di
aggrapante vinilica per far aderire meglio la successiva fase pittorica. Anche
questo passaggio prevede una settimana circa per far asciugare le superfici.
FASE PITTORICA INTERNA
La tecnica pittorica usata è
quella della tempera.
Le tre pareti interne della
nicchia (sotto la conchiglia) vengono interamente dipinte con motivi ispirati
al mondo vegetale e floreale (i fiori di loto nella parte bassa), ad eccezione
di due riquadri verticali ricavati nelle pareti laterali, che ospiteranno le
raffigurazioni di Shiva/Dioniso a destra e Eros/Arpocrate/Phanes a sinistra:
Nella parete centrale, la mensola circolare è dipinta a finto porfido:
Nella parete centrale, la mensola circolare è dipinta a finto porfido:
La parte bassa dei tre lati viene
dipinta con un motivo geometrico continuo che, con forme sinuose, simula
l’elemento dell’acqua.
Le due colonne laterali in gesso (con
capitelli ionici) sono completamente dipinte a finto marmo (giallo antico, porfido
e alabastri).
La conchiglia rovesciata in stucco
è invece completamente dipinta con due colori alternati seguendo le scanalature
longitudinali:
FASE PITTORICA ESTERNA
FASE PITTORICA ESTERNA
Sulla parte esterna del sacello,
composta da una cornice larga 25 cm circa e preparata anch’essa a calce e
grassello, viene disegnato un motivo geometrico con foglie e fiori di mirto che
scandisce 12 spazi ovali regolari che terminano verso la sommità dell’arco e con
due serpenti dipinti nella parte inferiore:
Successivamente i 12 spazi vengono riempiti, sempre a tempera, con immagini e soggetti simbolici legati al mondo astrologico e astronomico. Le fonti iconografiche utilizzate sono quelle della mitologia comparata di origine indoeuropea e del vicino oriente. Personaggi mitologici, simulacri e simboli astrologici si alternano in una sorta di calendario dell’immaginario, che scandisce i mesi dell’anno in senso antiorario.
Successivamente i 12 spazi vengono riempiti, sempre a tempera, con immagini e soggetti simbolici legati al mondo astrologico e astronomico. Le fonti iconografiche utilizzate sono quelle della mitologia comparata di origine indoeuropea e del vicino oriente. Personaggi mitologici, simulacri e simboli astrologici si alternano in una sorta di calendario dell’immaginario, che scandisce i mesi dell’anno in senso antiorario.
Durante la stessa fase, nella
parte alta esterna della cornice ad arco, lo stucco centrale viene dipinto a
finto porfido con due tonalità, per evidenziare la forma centrale del fiore
(una rosa). Due rami di rose fiorite sono dipinti ai lati dello stesso stucco
centrale. La rosa è uno dei simboli ricorrenti della Dea:
Nello spazio rimasto tra la cornice esterna e i bordi della conchiglia è dipinto un festone di piccole foglie che corre lungo tutto l’arco:
FASE FINALE
Nello spazio rimasto tra la cornice esterna e i bordi della conchiglia è dipinto un festone di piccole foglie che corre lungo tutto l’arco:
Dopo circa un mese dalla fine del
lavoro pittorico, si procede con la stesura a pennello di uno strato di cera
pura trasparente su tutta la superficie. Successivamente, viene eseguita anche
la lucidatura finale con un panno di lana.
Nella parte bassa del Larario
esterno, al centro, viene collocata infine una sagoma lignea (di provenienza
nepalese) di un serpente. Nella sommità interna del Larario, sulla parete
centrale, è collocata infine la copia di un piccolo fallo alato in terracotta
dipinta, opera artigianale di Mastro Cencio da Civitacastellana (VT):